La richiesta di Irene Testa, Garante regionale delle persone private della libertà personale, per l’esecuzione dell’autopsia sul corpo di Stefano Dal Corso, trovato senza vita nella sua cella nel carcere di Massama, Oristano, è stata ribadita dopo nuove rivelazioni scioccanti emerse da un supertestimone.
La Garante ha reso noto il proprio appello tramite una nota ufficiale, sottolineando l’importanza fondamentale dell’esame autoptico, specialmente alla luce delle informazioni rivelate da un testimone. Il comunicato evidenzia un precedente tentativo del 20 ottobre, quando è stata inviata una richiesta formale alla Procura di Oristano per l’esame, sia nell’interesse della struttura carceraria che per fornire chiarezza alla famiglia di Stefano Dal Corso.
Secondo le dichiarazioni del supertestimone, il 42enne romano sarebbe stato ucciso dopo aver scoperto due agenti penitenziari durante un atto sessuale. Sarebbe stato brutalmente picchiato da cinque agenti, subendo inizialmente due colpi di manganelli e, successivamente, l’osso del collo gli sarebbe stato rotto con una sprangata per simulare un’impiccagione.
L’avvocata Armida Decina, che rappresenta la famiglia della vittima, ha ottenuto la riapertura dell’inchiesta a settembre, inizialmente archiviata come suicidio. Nonostante le sue otto richieste per l’autopsia, la Procura di Oristano ha continuato a negarla. Questo nuovo scenario richiama l’attenzione sull’importanza di un’indagine approfondita e di una completa trasparenza per far luce sui fatti avvenuti nel carcere di Massama.