Il 2024 segna un punto di svolta per la celebrazione dell’8 marzo in Sardegna e in Italia. Quest’anno, la consueta festività si trasforma in una giornata di mobilitazione generalizzata, testimoniando un cambiamento di mentalità verso tematiche più profonde e urgenti come la lotta al femminicidio, il patriarcato, e la ricerca di equità di genere e salariale. Dalla scuola alla sanità, passando per vari settori produttivi, l’isola si ferma per dare voce a queste battaglie, con un chiaro messaggio: la strada verso la parità di genere è ancora lunga e impervia.
La mobilitazione vede la partecipazione di diverse sigle sindacali tra cui Flc CGIL, Slai Cobas, e molti altri, uniti nella richiesta di un cambiamento sostanziale nelle politiche di genere, salariali, e lavorative. Il forte coinvolgimento del settore educativo, con un’astensione dal lavoro che coinvolge tutti i gradi d’istruzione, da asili nido a università, sottolinea l’importanza dell’educazione e della formazione nella lotta per la dignità e la parità delle donne.
Questa nuova visione dell’8 marzo sottolinea un cambio di rotta fondamentale: meno celebrazioni e più azioni concrete. La giornata di oggi in Sardegna, così come in tutta Italia, rappresenta un momento di riflessione critica ma anche di forte richiesta di cambiamento, con la consapevolezza che ogni azione compiuta in questa direzione è un passo avanti verso la realizzazione di una società realmente equa e inclusiva. La lotta per i diritti delle donne, per la parità salariale, e contro la discriminazione in ogni sua forma, continua con rinnovato vigore e determinazione.