In un momento decisivo per la politica sarda, Piero Comandini, finora segretario regionale del Partito Democratico (Pd), ha ricevuto l’incarico di Presidente del Consiglio Regionale della Sardegna, raccogliendo un ampio consenso che attraversa i confini partitici con 42 voti. La sua elezione non ha stupito gli osservatori politici, attestandosi come il frutto di negoziati maturati tra la Presidente Alessandra Todde e le forze politiche alleate, in una settimana di intense trattative.
Un passaggio significativo verso il cambiamento
La vittoria di Comandini è stata sigillata alla terza votazione, dove era richiesta solo la maggioranza semplice, dopo che i primi due tentativi non erano riusciti a raggiungere il quorum necessario. Questo risultato sottolinea una volontà di rinnovamento all’interno del panorama politico regionale, con Comandini che si è distinto per la sua decisione di non mantenere contemporaneamente la carica di segretario del partito, in linea con un impegno per una chiara separazione tra incarico politico e funzione istituzionale. Una scelta di trasparenza e dedizione che segna una netta discontinuità rispetto alla gestione del suo predecessore, Michele Pais della Lega, il quale aveva cumulato le responsabilità di coordinatore regionale del partito con quelle di presidente del consiglio.
Un futuro di riforme e unità per la Sardegna
Nel suo primo discorso da presidente, Comandini ha tracciato la rotta per il suo mandato, invitando tutte le forze politiche e i cittadini sardi a unirsi in un progetto comune di crescita e sviluppo. “Si apre una fase nuova e straordinaria, perché questa sarà una stagione di riforme”, ha dichiarato, evidenziando l’importanza di superare le divisioni partitiche in favore di un interesse collettivo. L’ambizione di Comandini è quella di “scrivere pagine belle per i sardi”, un obiettivo che, secondo il neo-presidente, è raggiungibile solo attraverso un impegno condiviso e una visione elevata oltre le appartenenze politiche.