La Sardegna sta affrontando un’emergenza sanitaria significativa con la previsione che entro un anno 380 medici andranno in pensione. Claudia Zuncheddu, rappresentante della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, ha risposto alle proposte dell’assessore regionale alla Sanità, Bartolazzi, evidenziando la necessità di soluzioni locali piuttosto che importare medici specializzandi dalla penisola.
Un approccio locale per affrontare la crisi
Zuncheddu sottolinea l’importanza di migliorare la qualità lavorativa dei medici di base, rendendo appetibili le sedi disagiate con incentivi come doppie titolarità, spazi ambulatoriali e abitativi gratuiti, e indennità aggiuntive. Inoltre, la disponibilità dei medici della continuità assistenziale e la revisione delle retribuzioni sono visti come investimenti cruciali per garantire la salute pubblica e alleviare la pressione sui pronto soccorso.
Le peculiarità della Sardegna e la necessità di soluzioni su misura
Le soluzioni proposte da Bartolazzi, che prevedono il reclutamento di specializzandi dalla penisola, non tengono conto delle peculiarità geografiche e demografiche della Sardegna. La Zuncheddu evidenzia come i lunghi tempi di percorrenza, il progressivo spopolamento di molti comuni e la distribuzione dispersa dei residenti richiedano un approccio specifico e mirato.
Sfide per la medicina di base in Sardegna
La proposta di richiamare medici dall’oltremare, garantendo l’accesso alle scuole di specializzazione in cambio della loro disponibilità a lavorare in Sardegna, è criticata per la sua fattibilità normativa e pratica. L’impegno richiesto per la medicina di base è totale e spesso incompatibile con la frequenza delle scuole di specializzazione, portando a un inevitabile crollo della qualità dell’assistenza e della formazione.
Demotivazione e fuga dei medici
La Sardegna non manca di medici, ma questi sono demotivati e sottopagati rispetto all’Europa e ad altre regioni d’Italia. Molti professionisti stanno lasciando il settore pubblico per quello privato, scoraggiati dal crescente carico di lavoro e burocrazia e privati dei principi di libertà, autonomia e responsabilità nella professione. Questa situazione è il risultato di anni di politiche e regolamentazioni che hanno ridotto l’attrattiva della professione medica.