La crisi della sanità sarda raggiunge un nuovo punto critico: i medici dell’ospedale Brotzu, uno dei principali poli ospedalieri dell’Isola, sono pronti a incrociare le braccia. Alla base della protesta c’è una questione salariale che si trascina da tempo, con stipendi di gran lunga inferiori rispetto a quelli percepiti dai colleghi delle altre aziende sanitarie regionali. I dieci milioni di euro promessi dalla Regione per sanare questa disparità, previsti dalla legge regionale 1/2023, non sono mai stati stanziati.
La segretaria aziendale CIMO dell’ARNAS Brotzu ha esposto le preoccupazioni dei medici in una nota ufficiale. “Il salario di risultato dei dipendenti del Brotzu è pari a circa un decimo di quello dei colleghi delle altre aziende”, denuncia la nota, mettendo in luce l’esiguità dei fondi destinati alla dirigenza sanitaria. Questa situazione sta alimentando un crescente malcontento, tanto che il personale medico ha già dichiarato lo stato di agitazione e minaccia uno sciopero.
La CIMO chiede un intervento concreto dell’Assessorato Regionale alla Sanità, affinché venga applicato l’articolo 5 della legge regionale 1/2023, che avrebbe dovuto garantire le risorse necessarie per risolvere il problema. “La sanità deve tornare ad essere centrale nell’agenda del governo regionale”, afferma la sigla sindacale, sottolineando come la fase di elogio per gli “angeli e gli eroi” della sanità, iniziata durante la pandemia, sia ormai terminata.
La sanità sarda è da tempo in sofferenza, con lunghi tempi di attesa per le visite e cure che mettono a dura prova pazienti e personale. Questa nuova crisi potrebbe aggravare ulteriormente una situazione già precaria, portando a un blocco delle attività in uno dei principali ospedali dell’Isola.