Si stima che poco più di 300 imprese, circa lo 0,5% di quelle presenti nella provincia di Cagliari, siano “potenzialmente prossime” a contesti di criminalità organizzata. Nella Città Metropolitana nell’ultimo anno sono state appena 88 le denunce di estorsione; un fenomeno che, stando almeno alle denunce presentate, non risulterebbe in aumento.
La Sardegna è del resto una delle regioni dove in Italia sono aumentate di meno le denunce: 194 nell’ultimo anno, appena il 16% in più rispetto a 10 anni fa.
Fa sapere la Direzione Investigativa Antimafia che il fenomeno estorsivo si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi/forniture. Oppure, proponendo alle imprese soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’IVA che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro.
Secondo l’ultimo studio della Cgia di Mestre, le aziende in “odor di mafia” sono presenti nelle grandi aree metropolitane. A Napoli sarebbero quasi 18.500; a Roma poco più di 16.700; a Milano sfiorano le 15.650 unità. In queste tre realtà geografiche è concentrato il 34 per cento circa delle imprese a rischio in tutto il Paese. Seguono Caserta con 5.873 imprese, Brescia con 4.043, Palermo con 4.016, Salerno con 3.862, Bari con 3.358 e Catania con 3.291.