Povertà in Sardegna, allarme Caritas: tasso al 15,9%, oltre la media nazionale

Rapporto diocesano 2024: aumentano le richieste di aiuto, con donne, anziani e migranti tra le categorie più colpite

La povertà in Sardegna raggiunge livelli allarmanti, con un tasso del 15,9%, significativamente superiore alla media nazionale del 9,7%, come rilevato dal Rapporto diocesano su povertà ed esclusione sociale 2024 della Caritas. Il dato si inserisce in un contesto italiano in cui, nel 2023, si contavano 5,6 milioni di poveri assoluti, con un incremento marcato nel Mezzogiorno e nelle isole.

Crescita delle richieste di aiuto

Nel 2024, la Caritas diocesana ha gestito oltre 180.000 contatti con persone in difficoltà, registrando un aumento significativo rispetto all’anno precedente. Tra i principali interventi:

  • 121.000 pasti distribuiti dalle mense.
  • 13.000 pacchi alimentari erogati dal Centro diocesano di assistenza.

Questi numeri evidenziano un aumento della povertà strutturale, con difficoltà sempre più accentuate per categorie vulnerabili come donne, anziani e persone sole, spesso colpite da disoccupazione e problemi abitativi.

Migranti e senza dimora

Le richieste di aiuto da parte dei migranti, in particolare provenienti dalla Bosnia Erzegovina, sono cresciute, così come il numero di senza dimora. Questi gruppi risentono maggiormente delle conseguenze dei conflitti internazionali, della crisi energetica e delle difficoltà economiche legate a bassi salari e accesso insufficiente ai servizi essenziali.

Le cause dell’emergenza

Secondo il rapporto, la povertà in Sardegna è alimentata da diversi fattori, tra cui:

  • Conflitti internazionali, che generano instabilità economica e sociale.
  • Crisi energetica, che ha aumentato i costi per famiglie e imprese.
  • Settore sanitario in crisi, con difficoltà di accesso ai servizi.
  • Bassi salari, che non consentono di affrontare il crescente costo della vita.

Impegno della Caritas e della comunità

Nonostante la gravità della situazione, la Caritas sottolinea l’importanza del lavoro dei volontari e della comunità diocesana, impegnati a offrire supporto materiale e psicologico. L’assistenza non si limita alla distribuzione di beni, ma si estende alla creazione di percorsi di reinserimento sociale per chi si trova in difficoltà.

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