A Cagliari l’impresa è donna. Sono infatti 13.340, su un totale di 32.957 nella provincia, le donne che gestiscono un’azienda o hanno una partita Iva. Pari al 40,5% del totale. Percentuale che pone il capoluogo sardo al primo posto in Italia, doppiando quasi la media nazionale, che è del 22,7%.
Il record italiano
L’Italia ha il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa (solo Malta fa peggio), ma in termini assoluti è il Paese con il numero più elevato di lavoratrici indipendenti. Nel 2023, infatti, le donne italiane in possesso di partita IVA che lavorano come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste ammontano a 1.610.000, a fronte di 1.433.100 presenti in Francia e 1.294.100 occupate come autonome in Germania. Un record europeo, quello segnalato dall’Ufficio studi della Cgia, che evidenzia ulteriormente la notevole propensione degli italiani, sia maschi che femmine, all’imprenditorialità.
L’assoluto primato delle imprenditrici assume una rilevanza ancor più significativa se consideriamo che la popolazione femminile italiana in età lavorativa, compresa tra i 20 e i 64 anni, è costituita da 17.274.250 persone; al contrario, la Francia registra un surplus di 1,9 milioni di donne rispetto a tale cifra e la Germania supera addirittura il dato italiano di ben 7,3 milioni.
Un paradosso solo apparente. La difficoltà ad essere assunte spinge infatti molte donne all’autoimprenditorialità. Oltre al fatto che alcuni lavori vedono impegnate quasi esclusivamente donne, anche in forma autonoma.
I settori
Circa il 56% delle donne imprenditrici attive in Italia è impiegato nel settore dei servizi alla persona (quali parrucchiere, estetiste, tatuatrici, massaggiatrici, pulitintolavanderie, ecc.) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro). Inoltre, poco meno del 20% opera nel commercio, mentre poco oltre il 10% è attivo nell’Horeca4 e circa un ulteriore 6% nell’industria, medesima percentuale si riscontra anche nell’agricoltura.