Sanità in Sardegna: prima regione per rinuncia alle cure nel 2023

Il 13,7% dei sardi ha rinunciato a visite e trattamenti medici, il doppio rispetto alla media nazionale

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La Sardegna si conferma la regione italiana con il più alto tasso di rinuncia alle cure, secondo l’ultimo report della Fondazione Gimbe sulla spesa sanitaria privata in Italia. Nel 2023, il 13,7% dei cittadini sardi ha dovuto rinunciare a visite e trattamenti medici, un dato quasi doppio rispetto alla media nazionale del 7,6%.

Il rapporto evidenzia inoltre la spesa sanitaria pro-capite nell’Isola, che ammonta a 548 euro per residente, ben al di sotto della media italiana di 730 euro. Secondo gli esperti, nelle regioni con una migliore performance nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) si registra una spesa privata più alta, mentre nelle aree del Mezzogiorno o sottoposte a piano di rientro i costi per le cure sanitarie risultano inferiori.

Il dato, però, non va interpretato come un vantaggio per i cittadini sardi. La bassa spesa sanitaria privata non indica un accesso più equo alla sanità pubblica, ma riflette piuttosto la minore capacità economica delle famiglie. La difficoltà nel sostenere i costi delle visite specialistiche e degli esami diagnostici spinge molti cittadini a rinunciare alle cure, con potenziali conseguenze gravi sulla salute pubblica.

Questa situazione solleva preoccupazioni sulle criticità del sistema sanitario sardo, già afflitto da liste d’attesa e carenza di personale medico. Le istituzioni regionali sono chiamate a intervenire con misure concrete per garantire un accesso equo alle cure, evitando che il divario tra le regioni del Nord e del Sud Italia continui ad ampliarsi.

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