Sanità pubblica al collasso in Sardegna: anni di attesa per una colonscopia, la prevenzione diventa un lusso

Centralini intasati, liste infinite e costi insostenibili nel privato: i cittadini denunciano un sistema che li costringe a scegliere tra salute e portafoglio

ospedale

Esami vitali rinviati di anni, call center inaccessibili e portali online che offrono solo date irragionevoli. In Sardegna, la prevenzione sanitaria è diventata un percorso a ostacoli, dove anche un semplice esame diagnostico si trasforma in una battaglia quotidiana contro un sistema pubblico paralizzato.

Le testimonianze arrivate a Casteddu Online dipingono un quadro impietoso: prenotare una colonscopia attraverso il sistema sanitario regionale può voler dire aspettare fino al 2028. Lo racconta una donna di Cagliari, che voleva sottoporsi all’esame per familiarità, essendo sua madre deceduta per tumore al colon. “Mi sono recata al CUP dell’ospedale e mi hanno detto che non si prenota più. L’unica data era a San Gavino, nel 2028. Io dovrei farla nel 2026, ma è comunque troppo tardi.”

Non è un caso isolato. Un’altra cittadina denuncia una situazione simile: “Sono sei mesi che provo a prenotare. Il CUP telefonico mi propone Nuoro tra tre anni, mentre sul portale online le uniche opzioni sono Bosa o Lanusei, comunque con lunghissime attese. A volte si libera qualcosa per il giorno dopo, ma è impensabile: serve tempo per prepararsi adeguatamente all’esame.”

Il risultato? Chi può, si rivolge al privato. Ma il costo, che può superare i 200 euro per una colonscopia, non è sostenibile per tutti.Pago le tasse, ma devo pagare anche per curarmi? È un’ingiustizia. Alla fine, per non aspettare anni, sarò costretta a farlo privatamente.

Il paradosso è chiaro: chi ha mezzi economici può accedere subito agli esami, chi non li ha resta intrappolato in una burocrazia inaccessibile. E nel frattempo, il principio fondamentale della prevenzione viene calpestato. Esami fondamentali, come quelli oncologici, non possono essere rinviati senza conseguenze, e il rischio è che si aggravi il numero di diagnosi tardive, aumentando la mortalità per malattie curabili.

La divisione tra sanità pubblica e privata si fa sempre più netta, e la Sardegna appare spaccata in due: da una parte i cittadini costretti alla rassegnazione o all’esborso forzato, dall’altra l’inerzia delle istituzioni, incapaci di dare risposte e soluzioni strutturali. Il diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, diventa così un privilegio.

Serve un cambio di passo immediato, denunciano i cittadini: più risorse per le strutture pubbliche, più personale, più trasparenza e una vera riforma del sistema di prenotazione. Perché la salute non può aspettare e non può dipendere dal conto in banca.

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