Cresce l’allarme criminalità tra le imprese sarde. In Sardegna, oltre 18.000 aziende hanno denunciato almeno un reato contro la propria attività economica nel corso di un anno. A rivelarlo è lo studio “La sicurezza in asset per le imprese in una congiuntura dominata dall’incertezza”, pubblicato da Confartigianato Sardegna, che ha analizzato dati forniti da Istat e Ministero dell’Interno riferiti al periodo 2019-2023.
In media, si registrano 15 delitti ogni 100 imprese nell’Isola, tra cui furti, estorsioni, truffe, frodi informatiche, ma anche contraffazioni, violazioni della proprietà intellettuale, ricettazione, usura e contrabbando. Un numero già allarmante, ma che potrebbe essere ancora più elevato considerando i numerosi casi non denunciati, frutto spesso della paura o della sfiducia nelle istituzioni.
Il cybercrime è l’aspetto più preoccupante, con un incremento delle segnalazioni pari al +34% negli ultimi cinque anni. Quasi il 44% dei reati denunciati riguarda il crimine informatico, un dato che sottolinea la crescente vulnerabilità digitale delle imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, spesso sprovviste di strumenti adeguati per contrastare le minacce tecnologiche.
Di questa quota, il 91% è rappresentato da truffe e frodi digitali, come il phishing e le manipolazioni dei sistemi informatici aziendali. Il restante 9% comprende reati più tecnici e mirati: accessi abusivi ai sistemi, sabotaggi digitali, diffusione non autorizzata di codici d’accesso e software malevoli. Attacchi che possono bloccare intere filiere produttive, compromettere la reputazione delle aziende e generare pesanti perdite economiche.
«Purtroppo l’azione della criminalità contro le imprese è un pericolo generalizzato», ha commentato Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, sottolineando che sebbene l’Isola registri tassi di crescita inferiori rispetto ad altre regioni, la tendenza è costante e preoccupante.
Lo studio invita le istituzioni e le forze dell’ordine a rafforzare i presidi di sicurezza economica e digitale, e sollecita le imprese a investire in formazione e tecnologie di difesa informatica. L’obiettivo è arginare un fenomeno che mina le basi dell’economia produttiva e disincentiva l’attività imprenditoriale, soprattutto nei territori più fragili e periferici.