Questa mattina, alle 6:30, è scattata una vasta operazione delle forze dell’ordine a Siniscola, un comune del Nuorese, nell’ambito di un’indagine che ha messo fine a una serie di crimini violenti e intimidatori che hanno colpito la zona negli ultimi mesi. Le indagini hanno portato all’arresto di Dario Tuveri, 37 anni, e Luca Venale, 41 anni, accusati di aver alimentato un clima di paura nella comunità attraverso una lunga scia di bombe, incendi e intimidazioni. In totale, sono stati registrati oltre quaranta episodi gravi tra bombe e auto incendiate, tutti collegati a questa inquietante attività criminosa.
L’operazione ha visto l’impiego di numerosi mezzi e uomini delle forze dell’ordine che hanno eseguito perquisizioni domiciliari in diversi punti del paese, portando a termine anche l’esecuzione di due misure cautelari. L’inchiesta è il frutto di un lavoro congiunto tra la polizia e i carabinieri, che hanno utilizzato tecniche di investigazione tradizionali, come pedinamenti e appostamenti, oltre all’uso di intercettazioni telefoniche. Le indagini sono state coordinate dal procuratore facente funzione Andrea Jacopo Ghironi, con la partecipazione attiva di numerosi ufficiali delle forze di polizia, tra cui il questore Alfonso Polverino e il comandante dei carabinieri Gennaro Cassese.
Il clima di terrore e la difficoltà nelle indagini
Il contesto in cui si sono svolti questi crimini è stato segnato da un forte timore di ritorsioni tra i residenti di Siniscola, che, pur avendo spesso assistito agli eventi, si sono mostrati riluttanti a collaborare con le forze dell’ordine. Il forte clima di paura ha ostacolato le indagini, con i cittadini che hanno esitato nel fornire le immagini dei loro impianti di videosorveglianza, temendo possibili rappresaglie.
Inoltre, i due arrestati, Tuveri e Venale, avevano messo in atto un sistema astuto per sfuggire all’identificazione, utilizzando auto prese a noleggio o appartenenti a conoscenti per compiere i loro crimini. Le forze dell’ordine sono riuscite, però, a ricostruire gran parte delle dinamiche grazie a un lavoro investigativo meticoloso.
Rancori personali e tentativi di rapina
Secondo le prime ricostruzioni, il movente alla base di questa lunga serie di crimini potrebbe essere legato a rancori personali, anche se gli inquirenti sono ancora al lavoro per definire con precisione le cause degli attacchi. Si ritiene che il principale obiettivo fosse un ventisettenne e la sua famiglia, che tra dicembre e gennaio erano stati ripetutamente presi di mira con incendi di veicoli e altre intimidazioni.
Un altro episodio significativo che ha coinvolto i due arrestati è avvenuto a marzo, quando Tuveri e Venale avevano pianificato una rapina al Banco di Desio di Olbia. Equipaggiati con una scacciacani Glock e passamontagna, i due avevano pensato di introdursi nell’istituto bancario attraverso la porta antipanico e poi fuggire su una strada contromano, con l’intenzione di nascondere il bottino in un sacchetto di un aspirapolvere. L’operazione, però, è stata sventata quando i due sono stati fermati a Budoni, e con loro c’erano altri due complici, anch’essi sotto indagine.
Proseguono le indagini
Le forze dell’ordine continuano a indagare, cercando di far luce su altri eventuali episodi legati a questa organizzazione criminale. Sono in corso verifiche su altri possibili complici e su eventuali connessioni con altre attività criminose nel territorio.