Secondo i dati ufficiali del Viminale, la Sardegna ha registrato un’affluenza del 61,90% alle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno, con tutte le 57 sezioni scrutinate. Si è trattato del primo turno amministrativo nei 7 Comuni coinvolti, tra cui Nuoro, e la percentuale di partecipazione è risultata in linea con quella delle precedenti consultazioni (61,46%). Il valore supera anche la media nazionale sull’affluenza ai referendum, riflettendo l’interesse più alto verso l’elezione diretta dei sindaci.
Diverso il discorso per i cinque referendum su lavoro e cittadinanza, il cui quorum non è stato raggiunto. La partecipazione in Sardegna si è fermata al 27,4%, ben lontano dal 50% + 1 richiesto. Tuttavia, in alcuni comuni isolani il risultato è andato contro tendenza, superando la soglia necessaria per la validità dei quesiti referendari. A Nuoro, l’affluenza ha toccato il 59%, mentre a Luras (Gallura) è arrivata al 60%. Dati simili si registrano a Soleminis, nel Sud Sardegna, con un 59%, e a Monastir, nella Città Metropolitana di Cagliari, dove si è raggiunto il 54%.
Anche in provincia di Nuoro si è superata la soglia in due comuni: Lodine, con il 51,5%, e Oniferi, con il 53,4%. In tutte queste località, è stata proprio la concomitanza con le amministrative a trainare l’affluenza ai referendum.
Fanno eccezione due casi significativi: a Cardedu, in Ogliastra, dove si votava anche per il sindaco, solo il 47,7% ha partecipato alla consultazione referendaria. Peggio ancora a Goni, nel Sud Sardegna, dove le urne sono state quasi completamente disertate: appena l’1,5% degli aventi diritto si è recato a votare per le comunali, e solo l’8,7% ha espresso il proprio parere sui quesiti referendari. Qui, con l’affluenza ben sotto la soglia minima, sarà nominato un commissario straordinario per la gestione del Comune.
La decisione di tenere le elezioni comunali e i referendum nello stesso election day, ma solo per il primo turno, è dipesa dalla Giunta regionale della Sardegna, guidata da Alessandra Todde, che ha esercitato la propria competenza primaria in materia di enti locali. La scelta si è discostata da quella del governo nazionale, che ha invece accorpato i referendum solo con gli eventuali ballottaggi, svoltisi ieri in 13 comuni italiani, tra cui Matera e Taranto.