Alla fine, anche se non è ancora la fine, la misura sembra colma. I sardi non chiedono più solo puntualità o posti disponibili: chiedono sicurezza, garanzie e rispetto per un diritto fondamentale come la continuità territoriale. L’episodio di depressurizzazione a bordo del volo Aeroitalia Cagliari-Milano, avvenuto tra martedì sera e mercoledì, ha fatto esplodere un malcontento che da mesi ribolle sotto traccia, tra disservizi, ritardi, carenze e malumori generalizzati.
Durante il volo, a seguito di un malfunzionamento ipoteticamente legato a una valvola, si è attivata la procedura di emergenza: le maschere d’ossigeno sono cadute dalle cappelliere, come previsto dai protocolli in caso di variazioni della pressione in cabina. Nessun panico a bordo, assicura Aeroitalia, che ha parlato di gestione ordinaria e sotto controllo da parte dell’equipaggio. Ma per molti passeggeri non è stata affatto una “normale amministrazione”, e la percezione di insicurezza ha generato uno scossone emotivo che ha rimbalzato subito sui social, dove si sono moltiplicati racconti e proteste.
Frasi come “non siamo pacchi postali” sono diventate la sintesi di un disagio più profondo: quello di un’intera isola che si sente abbandonata e mal servita. Il volo di martedì è diventato il simbolo di una continuità territoriale in crisi: servizi scadenti, flotta inadeguata, orari scomodi e biglietti introvabili nei momenti cruciali dell’anno.
E stavolta anche la politica ha deciso di muoversi: l’assessorato regionale ai Trasporti ha chiesto formalmente un incontro urgente con l’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile, per una verifica immediata sulla sicurezza dei voli Aeroitalia. È la prima volta che la Regione compie un passo così esplicito, segno che il livello di attenzione è salito.