Le leggi regionali Salva-Casa e Legge quadro per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea sono finite sotto la lente d’ingrandimento del Governo nazionale, che ha deciso di impugnarle davanti alla Corte Costituzionale. Il contenzioso giuridico tra lo Stato e la Regione Sardegna è stato avviato al termine della riunione del Consiglio dei Ministri, e segna l’ennesimo capitolo di scontro tra la giunta regionale guidata da Alessandra Todde e il Governo di Roma.
La legge Salva-Casa, approvata il 17 giugno 2025, e la Legge sul trasporto non di linea, approvata il 16 giugno, sono state impugnate per presunti conflitti con la normativa nazionale. La Regione ha infatti deciso di adottare delle disposizioni specifiche che non recepiscono integralmente i passaggi previsti dalla legge nazionale voluta dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.
In particolare, la legge Salva-Casa ha sollevato polemiche a causa della superficie minima per l’abitabilità dei monolocali. Mentre la legge nazionale fissava il limite a 20 metri quadrati, in Sardegna il limite è rimasto fissato a 28 metri quadrati. Inoltre, per quanto riguarda le altezze minime nelle abitazioni, la Regione ha stabilito una misura di 2,40 metri per gli edifici realizzati fino al 24 maggio 2024 e 2,70 metri per le costruzioni future, mentre la normativa nazionale prevede uniformemente 2,40 metri. Matteo Salvini aveva dichiarato che modificare la legge nazionale era un errore, ma l’assessore regionale agli Enti locali, Francesco Spanedda, aveva replicato sostenendo che, con 20 metri quadrati, “neanche un garage” sarebbe abitabile. Questa divergenza ha portato alla decisione di impugnare la legge davanti alla Corte costituzionale.
L’altro fronte di scontro riguarda la Legge sul trasporto pubblico non di linea, che, secondo il Governo, eccederebbe dalle competenze statutarie e violerebbe la tutela della concorrenza prevista dalla Costituzione. La legge regionale, infatti, secondo il Consiglio dei Ministri, non rispetterebbe gli equilibri stabiliti dalla normativa nazionale in materia di concorrenza e avrebbe impatti diretti sulla libertà di mercato.
La Regione Sardegna si trova quindi a fronteggiare un nuovo conflitto con il Governo centrale, con l’impugnazione delle leggi che segnano l’inizio di un possibile lungo percorso legale davanti alla Consulta. Se le leggi dovessero essere giudicate incompatibili con la Costituzione, ciò potrebbe avere ripercussioni significative su molte delle scelte politiche e normative adottate dalla giunta regionale.