Quest’estate molti comuni hanno dovuto rinunciare al servizio delle guardie mediche turistiche, lasciando scoperti sia i residenti sia i visitatori. I sindaci si sono ritrovati in prima linea come parafulmini delle lamentele dei cittadini, chiamati a dare risposte a un problema che non dipende direttamente dalle amministrazioni locali.
«Parliamo di un servizio in meno, per chi viene da noi a trascorrere le vacanze e per chi vive qui tutto l’anno», sottolineano i primi cittadini, evidenziando come la mancanza di copertura sanitaria non riguardi solo i turisti ma anche la popolazione stabile, spesso già penalizzata da servizi ridotti nelle aree periferiche.
Sul fronte opposto ci sono i medici, soprattutto i più giovani. Secondo l’Associazione Liberi specializzandi, ai professionisti viene richiesto di garantire il primo soccorso senza strumenti adeguati, con turni che si trasformano in una sfida quotidiana. L’organizzazione ribadisce che non si tratta di un rifiuto legato al compenso, che oggi si aggira tra i 30 e i 60 euro lordi all’ora, ma di una questione strutturale e organizzativa.
Il nodo delle retribuzioni resta comunque sul tavolo. Le tariffe applicate, pur non essendo considerate il vero motivo del disimpegno, evidenziano la distanza tra le aspettative e le condizioni lavorative reali. Se la mancata adesione fosse solo economica, osserva l’associazione, basterebbe un adeguamento dei compensi per risolvere la situazione.
Il problema, invece, è più profondo: da un lato i sindaci che devono gestire il malcontento della comunità, dall’altro i camici bianchi che denunciano di non poter operare in sicurezza senza strumenti essenziali. La crisi delle guardie mediche turistiche, quindi, non è solo una questione estiva, ma un segnale di fragilità del sistema sanitario territoriale che rischia di ripresentarsi anche nei prossimi anni.
La mancanza di soluzioni concrete rischia di compromettere la fiducia dei cittadini nella sanità pubblica, mentre i sindaci continuano a chiedere risposte immediate e i medici invocano condizioni di lavoro più dignitose.